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Tag: scuole

I vantaggi della robotica educativa

Oggi sempre più istituti scolastici hanno deciso di introdurre la robotica educativa all’interno dei loro programmi didattici. Scopriamo perché questo approccio è così efficace e quali sono i suoi vantaggi.

Che cos’è la robotica educativa?

La robotica educativa è un approccio metodologico innovativo alla didattica che prevede l’impiego dei robot e della loro programmazione per rendere l’insegnamento più efficace, coinvolgente e interattivo. Si tratta di un mondo con infinite possibilità creative, un ottimo metodo per imparare divertendosi, che fornisce anche ai più piccoli competenze logiche. 

Quali sono i robot più utilizzati nella didattica?

Viviamo nell’era dell’information technology e la robotica educativa oggi sembra essere la risposta più coerente alle esigenze del nostro tempo. Diversi sono i robot che attualmente vengono impiegati nella didattica delle scuole primarie e secondarie. Tra questi troviamo l’M-bot, un robot su ruote programmabile attraverso il linguaggio Mblock. I corsi di robotica educativa di FuturMakers che prevedono l’impiego di questo robot si propongono di spiegare ai ragazzi come avvengono le interazioni tra i sensori del robot con il mondo esterno.

Anche i bambini della scuola primaria possono, dunque, diventare dei veri e propri innovatori e non solo dei meri fruitori passivi. Un altro valido dispositivo robotico molto diffuso nella didattica per bambini è rappresentato dagli Ozobot, cioè piccoli robot (grandi appena 2,5 cm) in grado di muoversi e reagire su superfici fisiche e digitali, seguendo percorsi colorati. Questi robot sanno riconoscere oltre 1000 istruzioni e sono programmabili sia in digitale con l’app dedicata, sia attraverso l’uso di pennarelli colorati. 

Tra le tantissime alternative di dispositivi robotici impiegati in questo ambito troviamo anche Lego We Do. Si tratta di un kit robot di apprendimento pratico e molto efficace per quanto riguarda le materie STEM. Il set contiene al suo interno vassoi di smistamento, uno Smarthub, un motore medio, un sensore di movimento, un sensore di inclinazione e mattoncini intelligenti intercambiabili che consentono l’assemblaggio di differenti modelli. Il software di accompagnamento supportato da desktop e tablet fornisce un ambiente di programmazione facile da usare. Il software dedicato è stato programmato per aumentare la propria complessità in materia sempre più crescente.

Un’altra serie molto utilizzata nella robotica educativa è rappresentata dai Lego Mindstorms Education EV3, il kit composto da oltre 600 mattoncini intelligenti interscambiabili. Questo set consente di progettare assemblare e programmare ben 17 modelli di robot diversi. Grazie a una semplice connessione WI-FI o USB e al software di programmazione incluso, è possibile dare vita al proprio robot dalle sembianze animali. Questa versione presenta nuovi sensori infrarossi per il tatto e il colore, insieme ad altri elementi aggiuntivi che conferiscono potenza e velocità ai robot.

Quali sono i vantaggi della robotica educativa? Il metodo FuturMakers

Come abbiamo visto, i robot possono diventare dunque dei validissimi strumenti di supporto nella didattica scolastica, in ogni ambito STEM e in ogni grado di istruzione. Tutto questo oggi non è più fantascienza. L’adozione della robotica educativa nei programmi didattici rappresenta certamente una soluzione efficace sia per gli studenti che per i docenti coinvolti, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi metodi di ragionamento e studio basati sui concetti di problem solving e learning by doing (il suo impiego consente di avere feedback sempre più immediati e pratici). Attraverso l’utilizzo dei dispositivi robotici programmati sono introdotti i concetti della matematica, della fisica e dell’informatica di base. Il loro impiego, inoltre, consente di fornire tutte quelle conoscenze base per l’apprendimento anche della domotica e delle più complesse automazioni. 

Tutti i corsi di FuturMakers sono tenuti in maniera ludica e appassionata da coach competenti e preparati. Abbiamo impostato alcuni laboratori e percorsi tecnologici per scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, in orario curricolare ed extracurricolare modulabili a seconda della scuola e del docente, nell’ambito delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Ci piace esplorare e far esplorare la tecnologia a 360° spaziando tra logiche di codice e componenti elettronici passando per il making, la robotica e il web design.  Dedichiamo da sempre una particolare attenzione alla ricerca e allo sviluppo di nuovi metodi didattici e di materiali innovativi, ludici e formativi nello stesso tempo.


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Videogiochi: un danno o un’opportunità per educare i nostri figli?

Il mondo dei videogame ha vissuto nell’ultimo periodo non solo una crescita in termini di numeri di giocatori, ma anche una vera e propria trasformazione. Un ambito, infatti, che è sempre stato unito al concetto di intrattenimento, oggi si trova ad avere un ruolo essenziale in altri settori come quello dell’educazione e del rapporto genitori-figli. Proviamo allora a capire come questo può essere realizzato in modo efficace e vantaggioso per tutti.

Lo scenario

“Si gioca solo dopo aver finito i compiti”, “non passare tutto il tempo davanti a uno schermo” sono solo alcune delle frasi più ricorrenti che la maggior parte dei genitori rivolge ai propri figli. Seconda una ricerca condotta dall’Università del Michigan negli Stati Uniti, su un campione di 963 genitori con figli di età compresa tra i 13 e i 18 anni, l’86% degli intervistati pensa che il proprio figlio trascorra troppo tempo davanti ai videogame. 

Al giorno d’oggi smartphone, tablet e PC sono “compagni” quotidiani della vita di bambini e ragazzi. Eliminarli dalla loro routine sarebbe impossibile oltreché assolutamente controproducente

Uno dei principali motivi per cui, soprattutto i bambini, usano questi dispositivi è proprio per giocare. Imporre un semplice e categorico divieto a questa tipologia di intrattenimento non avrebbe alcun risvolto efficace e si tradurrebbe solo in un’occasione di scontro genitori-figli. 

Al contrario, invece, per i genitori adottare un punto di vista differente e più “aperto” nei confronti dei videogiochi potrebbe diventare un terreno di dialogo educativo molto efficace e prezioso per andare incontro ai figli nel loro percorso di crescita e formativo.

La relazione educativa

Abbiamo già avuto modo di affrontare il tema del gaming legato alla scuola nell’articolo “I videogame: la nuova frontiera dell’apprendimento”. Proviamo adesso a esplorare questo tema alla luce della relazione educativa genitori-figli. 

Il mondo dei videogiochi esercita da sempre un forte fascino sui più giovani e i genitori, generalmente, restano “esclusi” da questo mondo. “Questo crea un paradosso: i genitori non sono presenti al fianco dei loro figli in una dimensione da loro stessi guardata con sospetto e percepita come inutile o, peggio, pericolosa”, come afferma la psicologa Ilaria Perulli responsabile di alcuni progetti dedicati a questo ambito. 

Considerati questi aspetti, dunque, i videogiochi potrebbero costituire davvero un terreno di dialogo prezioso che racchiude grandi vantaggi per tutti

Una strada efficace, per esempio, potrebbe essere quella di puntare sui contenuti. Non tutti i giochi sono uguali. Esistono videogame stimolanti e che favoriscono lo sviluppo di determinate competenze come l’attenzione ai dettagli, capacità di problem solving, abilità di ragionamento in ambito scientifico e capacità di coordinazione oculo-manuale. 

Un’altra ipotesi per i genitori, poi, potrebbe essere quella di giocare insieme con i figli. In questo modo si possono condividere momenti di svago e formativi a stretto contatti con i bambini e ragazzi, arrivando “a parlare” la loro stessa lingua. Si potrebbero anche scoprire doti inattese dei propri figli, vedere come reagiscono di fronte a certe dinamiche e come affrontano problemi più o meno complessi. I videogiochi diventano così uno strumento prezioso per conoscere meglio e di più bambini e ragazzi attraverso un mondo che occupa, ed è destinato a occupare, una porzione sempre maggiore della loro quotidianità. 

In conclusione

I videogiochi, dunque, rappresentano una strada efficace nell’ambito educativo e possono costituire un valido alleato nel difficile “mestiere” dei genitori. Il segreto sta nell’adottare il giusto approccio, costruttivo, propositivo e non basato solo su divieti o regole stringenti.


FuturMakers, scuola di tecnologia di Synesthesia, nasce con l’obiettivo di appassionare e indirizzare le nuove generazioni a un utilizzo consapevole della tecnologia e di favorire l’apprendimento di quelle che sono le competenze del mondo del futuro. Non c’è, però, solamente la tecnologia al centro dei nostri corsi: per FuturMakers è fondamentale stimolare bambini e ragazzi affinché acquisiscano capacità di problem solving, creative thinking e team working. Videogiochi, tecnologia e apprendimento: una combinazione vincente per educare e potenziare nei bambini e nei ragazzi la curiosità e la voglia d’imparare.

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I 4 vantaggi del coding per i più giovani

Trasmettere a bambini e ragazzi, fin dai primi anni di scuola, nozioni di coding e di programmazione rappresenta oggi una scelta didattica e formativa molto lungimirante, nell’ottica di fornire alle nuove generazioni strumenti utili per affrontare il futuro. Andiamo allora a scoprire quali sono i 4 vantaggi più rilevanti di questo insegnamento così innovativo ed estremamente attuale. 

Logica

Il coding, letteralmente “programmazione informatica”, costituisce oggi una disciplina sempre più utilizzata nelle scuole volta a fornire nozioni base di programmazione agli studenti. 

Il coding favorisce, infatti, il processo di apprendimento da parte dei più giovani di una lingua nuova e molto diffusa: quella dei computer, un linguaggio in cui la logica è il “vocabolo” principale, il pilastro fondante. Nel percorso di apprendimento del coding, dunque, è evidente che il pensiero logico e consequenziale è fortemente stimolato. Basti pensare ai computer e più in generale a tutti dispositivi tecnologici che usiamo quotidianamente il cui funzionamento si basa proprio sull’esecuzione ordinata e consequenziale di una serie di comandi. Per queste ragioni, risulta molto utile insegnare a bambini e ragazzi una modalità di ragionamento che si avvicina a quella adottata dai dispositivi di cui fanno e faranno sempre più uso.

La logica, poi, è uno strumento prezioso anche per la capacità di pensiero in generale in ogni ambito didattico, dal momento che consente di trovare soluzioni  a problemi più o meno complessi in un qualunque contesto di studi o lavorativo. 

Problem solving

Come abbiamo già avuto modo di accennare, il funzionamento dei computer si basa su una logica stringente: a un input corrisponde una risposta, a un comando un’azione. E la principale funzione dei computer è proprio quella di risolvere problemi via via più complessi

Può essere molto utile allora consentire agli studenti di imparare, attraverso la conoscenza del funzionamento dei computer, di risolvere  problemi e acquisire così la tanto richiesta soft skill di “problem solving”.  Prendendo in prestito le parole di Dan Crow, CTO di SongKick, “Il pensiero computazionale ti insegna come affrontare grandi problemi scomponendoli in una sequenza di problemi più piccoli e più gestibili”. Ed è proprio questo pensiero computazionale, unito alla capacità di scomporre gli elementi di una questione complessa per risolverla in ogni sua parte, che il coding punta a trasmettere ai giovani programmatori (ma non solo) di domani.

Creatività

Esistono alcune piattaforme come Scratch, Minecraft, GameMaker, Sploder pensate appositamente per i più piccoli, che consentono di trasmettere nozioni di coding attraverso la programmazione di semplici videogiochi. In questo modo si unisce all’aspetto più strettamente didattico e formativo un lato creativo e di divertimento. I giovani utenti possono dar spazio alla fantasia, creando vere e proprie avventure, personaggi e ambientazioni da inserire all’interno dei videogiochi che loro stessi creano e programmano. In questo modo inoltre, oltre a raggiungere l’obiettivo formativo e di apprendimento, i giovani utenti avranno la soddisfazione di avere “tra le mani” un prodotto realizzato interamente da loro. 

Lavoro di squadra

Le piattaforme come Scratch, Minecraft, sono progettate per permettere agli utenti di collaborare contemporaneamente alla realizzazione di uno stesso gioco. I bambini e i ragazzi si trovano così a lavorare insieme su uno stesso progetto, a confrontarsi, trovare soluzioni e idee condivise e a interagire tra loro al fine di raggiungere un obiettivo comune. È evidente che proprio in queste dinamiche “lavorative” si possono sviluppare e acquisire importanti e utili soft skill come team working, problem solving, competenze relazionali e trasversali. 

In conclusione

Il coding oggi rappresenta una componente centrale nella formazione scolastica degli studenti. Considerati tutti i vantaggi che questa disciplina può fornire, la scelta di investire sempre di più nel settore è molto importante. Con il coding si possono fornire ai più giovani nozioni tecniche e trasmettere insegnamenti preziosi che contribuiscono a formare il loro bagaglio culturale e professionale, senza contare il fatto che tutto questo avviene in una dinamica creativa e di divertimento.

Imparare divertendosi” con il coding non solo è possibile ma è garantito. 


FuturMakers, scuola di tecnologia di Synesthesia, nasce con l’obiettivo di appassionare e indirizzare le nuove generazioni a un utilizzo consapevole della tecnologia e di favorire l’apprendimento di quelle che sono le competenze del mondo del futuro. Non c’è, però, solamente la tecnologia al centro dei nostri corsi: per FuturMakers è fondamentale stimolare bambini e ragazzi affinché acquisiscano capacità di problem solving, creative thinking e team working. Videogiochi, tecnologia e apprendimento: una combinazione vincente per educare e potenziare nei bambini e nei ragazzi la curiosità e la voglia d’imparare.

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Didattica a distanza: gli effetti della “nuova” scuola

Le ripetute chiusure delle scuole a causa della pandemia hanno costretto insegnanti e studenti di ogni età a cercare modalità alternative per impartire e seguire le lezioni: è nata così in modo sempre più strutturato la “didattica a distanza”o DAD. Il digitale ha rappresentato l’alternativa più immediata e (quasi) pronta all’uso, ma, questa volta, non senza un “prezzo”. Oggi, infatti, dopo più di un anno dall’inizio della pandemia, si cominciano a tirare le somme sulle conseguenze (in gran parte negative) inevitabili di un cambiamento così profondo. Le ricerche pubblicate in materia sono molto numerose ed evidenziano problematiche comuni legate alla DAD. Cerchiamo allora di saperne di più. Conoscere a fondo la situazione attuale è un  valido aiuto per affrontare le sfide future.

Un anno di DAD

Lo scorso 8 marzo 2020 l’Italia entrava nel suo primo lockdown con la conseguente chiusura di tutti gli istituti scolastici e le università. Dopo un primo momento di assestamento al cambiamento repentino e di presa di coscienza della situazione, la scuola ha trovato un suo nuovo equilibrio grazie a una didattica erogata, appunto, a distanza, con il supporto degli strumenti digitali. Ma la soluzione, senz’altro ottimale per un momento di crisi improvvisa, si è rivelata non essere completamente adatta sul lungo periodo.

Da uno studio condotto dall’Istituto di ricerca IARD in collaborazione con l’associazione “Laboratorio Adolescenza” emerge che tanto gli insegnanti quanto gli studenti sentono la mancanza della relazione umana e “in presenza”, aspetto che prevale anche sulla stessa paura del contagio. Il 64.3% degli studenti ha dichiarato che il primo desiderio da esaudire una volta “liberi” è quello di rivedere i propri amici. Il digitale non è in grado di portare quel “calore” che solo la presenza dal vivo può trasmettere. Questo era abbastanza prevedibile, ma è opportuno evidenziarlo.

Un altro aspetto problematico emerso dalla ricerca riguarda alcuni disturbi fisici ricorrenti negli intervistati di ogni età. Trascorrere, infatti, lunghi periodi di tempo davanti a uno schermo e soprattutto in modo ripetuto e costante, ogni giorno della settimana, ha causato un notevole incremento di episodi di emicrania, bruciore agli occhi, mal di schiena e fastidio alle orecchie causato da cuffie e auricolari.

Un ruolo rilevante lo giocano anche  i numerosi disturbi di natura psicologica. Secondo le ultime indagini condotte dal centro studi del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, risalenti a gennaio 2021, i genitori dei ragazzi/e di età compresa tra i 3 e i 14 anni hanno rilevato che i propri figli sono molto più irritabili, hanno spesso sbalzi di umore, sono più tristi e hanno molta difficoltà a concentrarsi. Il fatto di non andare a scuola ha causato, quasi paradossalmente, un forte incremento di noia e stress negli studenti stessi. 

La didattica a distanza non è uguale per tutti

Un altro risvolto negativo della nuova didattica a distanza è stato il fatto di aver accentuato ulteriormente le disuguaglianze sociali. Non tutti gli studenti, per esempio, hanno a disposizione un PC o un tablet da cui seguire le lezioni. Alcuni sono costretti a collegarsi dal proprio smartphone, ma lo schermo di questo dispositivo non è certamente adeguato per le applicazioni didattiche.

Negli USA, secondo una ricerca di dicembre 2020 condotta dalla società di consulenza McKinsey & Co., il passaggio alla DAD ha “portato indietro in matematica gli studenti bianchi da uno a tre mesi mentre quelli di colore da tre a cinque”. Un simile dato evidenzia come le differenti disponibilità di mezzi, abbia influito ancora una volta negativamente e in modo pesante sul futuro delle nuove generazioni, creando disparità culturali ancora più complesse da colmare.

In conclusione

Alla luce dei dati, delle ricerche e del panorama così delineato è evidente che il digitale ha avuto, ed è destinato ad avere anche in futuro, un ruolo sempre più “da protagonista” nella vita degli studenti fin dai primi anni del percorso scolastico. Di conseguenza, un’attenzione al disagio e ai rischi che la troppa presenza davanti a uno schermo può portare dovrà costituire sempre di più materia di studio, nell’ottica di trovare soluzioni adeguate e preservare così la salute di tutti i coinvolti.  

Infine poi è evidente che avvicinare bambini/e e ragazzi/e al contesto digitale è oggi una missione di primaria importanza. L’educazione e la formazione orientata a un corretto utilizzo del digitale permettono ai più giovani di “muoversi” in autonomia e con consapevolezza nel mondo online, acquisendo così conoscenze preziose e indispensabili per il proprio futuro formativo prima e lavorativo poi.


FuturMakers, scuola di tecnologia di Synesthesia, nasce con l’obiettivo di appassionare e indirizzare le nuove generazioni a un utilizzo consapevole della tecnologia e di favorire l’apprendimento di quelle che sono le competenze del mondo del futuro. Non c’è, però, solamente la tecnologia al centro dei nostri corsi: per FuturMakers è fondamentale stimolare bambini e ragazzi affinché acquisiscano capacità di problem solving, creative thinking e team working. Videogiochi, tecnologia e apprendimento: una combinazione vincente per educare e potenziare nei bambini e nei ragazzi la curiosità e la voglia d’imparare.

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